
Il male oscuro
La depressione, nota comunemente come il “male oscuro” è la “malattia del nostro tempo”. Nella persona che ne è afflitta il mondo si svuota, si desertifica, e con esso, il proprio essere. Le cose della vita perdono il loro senso, scoloriscono emotivamente, sbiadiscono di intensità fino ad appiattirsi in una indifferenza totale. Incapace di agire e di decidere, nella vita della persona depressa esiste solo ciò che non c’è più. Il “vissuto di colpevolezza” che adombra l’anima si nutre dell’attuale clima sociale che identifica l’esperienza depressiva come il male del secolo, il male oscuro.
Nella clinica della depressione è sempre rintracciabile un evento di perdita che la persona è chiamata a fronteggiare.
Per la psichiatria la colpa del depresso è di rifiutare il compito dell’adattamento sociale, di non saper gestire lo stress quotidiano. In tale logica, la depressione si presenta come un deficit dell’umore, di natura neurologica e l’antidepressivo restituisce la persona alla vita. Certamente, ma non la sua. E non senza danni.
Per la psicologia, abbandono, lutto, carenza affettiva affliggono la persona depressa, “vittima di un destino” che sembra accanirsi contro di lei. E, in effetti, grazie agli studi di alcuni ricercatori, conosciamo il potere depressogeno di eventi di deprivazione affettiva.
Comunque, che soffre di depressione, non chiede un “antidepressivo” né di essere “vittimizzato”, ma che Qualcuno si assuma la responsabilità della sua guarigione.
- 12 Luglio 2020