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Didattica delle emozioni

Per promuovere il benessere in classe e prevenire il disagio giovanile nelle sue diverse forme (bullismo, dipendenza, aggressività, abbandono scolastico), dobbiamo educare bambini e adolescenti ad ascoltare, conoscere, saper riconoscere e gestire correttamente le proprie emozioni.
Tristezza, tormento, rabbia, sorpresa, paura, disgusto, disprezzo, gioia, divertimento, eccitazione, meraviglia, sollievo, stupore, estasi, fierezza sono tutte emozioni, alcune spiacevoli altre piacevoli, che hanno un ruolo rilevante negli stati d’animo, nei tratti di personalità e nei disturbi emozionali. Le emozioni durano da pochi secondi a qualche minuto, gli stati d’animo o umori possono durare ore o, a volte anche un giorno o due, i tratti di personalità possono colorare grandi periodi della vita, come l’adolescenza, l’età adulta o, a volte, la vita intera.
Le emozioni coinvolgono l’ambito affettivo, motivazionale e cognitivo, imparare ad ascoltarle può determinare cambiamenti a livello psicologico, fisiologico e comportamentale, insegnando ad accettarsi, a mettersi in discussione, ad aprirsi al confronto con gli altri.
In un momento in cui sono sempre più evidenti nei giovani problemi di natura emozionale, che si manifestano con disturbi di ansia o legati alla depressione, difficoltà di concentrazione e attenzione, diventa fondamentale costruire un curricolo che, attraverso il potenziamento della competenza emotiva, insegni ad identificare e denominare le emozioni e a saperle riconoscere in se stessi e negli altri, valutarne l’intensità per imparare a pensare e decidere meglio.
L’intelligenza emotiva passa oggi non tanto attraverso il controllo delle emozioni, quanto attraverso una serena accettazione e una corretta gestione.
Goleman, autore del libro “Intelligenza emotiva, cos’è e perché può renderci felici, e H. Gardner sottolineano il collegamento tra emozioni e memoria e la funzione dell’emozione propedeutica all’apprendimento, da inglobare nella didattica, soprattutto per trasformare la formazione in condivisione e costruire un clima umano positivo. Da anni, ormai, le programmazioni didattiche puntano sul potenziamento delle life skills e già Bandura, teorico dell’autoefficacia, teorizzava che la dimensione emozionale esercita una notevole influenza sull’intero processo di apprendimento, poiché porta la persona a percepire se stessa e il contesto a seconda delle situazioni sperimentate.
Non si può più dunque trascurare o dimenticare nella prassi didattica la valorizzazione della dimensione emozionale all’interno del processo di insegnamento/apprendimento.
Metodologie didattiche diverse possono poi generare approcci inclusivi ed efficaci per tutti. Appare sempre più necessario, dunque, uscire fuori dal comodo riparo della lezione frontale ex cathedra per aprirsi a contesti di apprendimento efficaci e motivanti: il tutto risiede in quel complesso sistema di natura cultura di cui ciascuno di noi è costituito e continuamente ricostituito nella dimensione spaziale e temporale.
Appare, infine, necessario sottolineare ciò che già D. Goleman, teorico dell’intelligenza emotiva, ricordava, e cioè che, a conti fatti “ciò che è fondamentale sviluppare è la competenza di sé, la capacità di dominare le emozioni invalidanti, la sensibilità verso le emozioni altrui e le capacità interpersonali, e che le fondamenta di questi atteggiamenti si costituiscono sin dall’infanzia”.
I risultati – a parere degli esperti – sembrano essere assicurati e gli studi di neurobiologia e di neurofisiologia confermano la validità del percorso: alunni più rilassati e collaborativi, meglio disposti ad apprendere e meno conflittuali, aggressivi e oppositivi e in generale un miglioramento della qualità delle relazioni, con tecniche adatte a seconda delle diverse fasce di età.
Ne esce avvalorata l’idea che metodologie diverse possono generare approcci inclusivi ed efficaci per tutti, se si riesce ad uscire dal comodo guscio della lezione frontale per aprirsi a contesti di apprendimento sfidanti e motivanti.
La Didattica delle emozioni rappresenta la traduzione nella pratica scolastica dei principi dell’Intelligenza Emotiva di Daniel Goleman. L’intelligenza emotiva implica la capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni e si può affinare mediante l’uso di tecniche specifiche.
Secondo Goleman l’intelligenza emotiva si caratterizza per cinque caratteristiche fondamentali, ossia la consapevolezza di sé, la capacità di produrre risultati riconoscendo le proprie emozioni; il dominio di sé, la capacità di utilizzare i propri sentimenti per un fine; la motivazione, la capacità di scoprire il vero e profondo motivo che spinge all’azione; l’empatia, ossia la capacità di sentire gli altri entrando in un flusso di contatto; l’abilità sociale, ossia la capacità di stare insieme agli altri cercando di capire i movimenti che accadono tra le persone.
Gli obiettivi che si pone la Didattica delle Emozioni sono i seguenti:
– indurre negli studenti l’accrescimento dell’autocontrollo;
– acquisire consapevolezza emotiva;
– l’attitudine ad una comunicazione chiara, efficace ed assertiva;
– l’affermazione del proprio sé attraverso il confronto e la cooperazione;
– lo sviluppo graduale della curiosità, del desiderio, del senso di appartenenza, della tolleranza alla frustrazione e alla noia.

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  • 19 Gennaio 2020
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